“Ciò che di più meraviglioso vi è nel mondo, non può essere né visto e né toccato, ma soltanto sentito con il cuore”

Antoine de Saint Exúpery

Nessuno l’ha mai vista o toccata. Nessuno ha mai potuto definirla, poichè il linguaggio verbale è in grado soltanto di approssimare, di descrivere, di fornire un’immagine o un’idea, ma non l’essenza della musica. Musica composta da infinite combinazioni di suoni, ma il cui complesso supera di gran lunga la somma delle parti.


Il suono ha molto più potere di quanto ad esso viene normalmente attribuito. Nelle maggiori religioni mondiali, il mondo viene generato dalla vibrazione del suono. Nel libro della Genesi, Dio disse “e sia la Luce”, ricordato anche dal Vangelo di Giovanni “In principio era il Verbo […] tutto venne fatto attraverso di lui”. Mian Tansen (1493/1500 – 1589), maestro di musica hindustani, tipica delle regioni a nord del subcontinente indiano, affermava: “non basta l’intera vita di una persona a comprendere il potere di una nota musicale”. Nella concezione indiana la musica comincia dal silenzio, il punto di partenza al quale si aggiungono i suoni. I suoni hanno più potere della parola ed il vero logos è il suono, non la parola stessa. La musica diviene manifestazione sonora dell’ispirazione spirituale.


Cosa accade quando l’orecchio umano percepisce il suono musicale? La risposta è emotiva. Ogni musica viene ascoltata in modi diversi, percepita sul piano individuale e riceve una risposta secondo il potenziale emotivo dell’ascoltatore. Il fisico descriverà le onde prodotte, i moti ondulatori, le origini fisiche del suono. Ma l’animo di poeta riconosce l’essenza dell’essere. La musica si distingue dal suono per la sua essenza spirituale, l’anima della musica che tentiamo di descrivere con parole come “emozione”, “armonia”, “bellezza della forma”. Non solo rappresenta il mezzo principale per esprimere l’esperienza spirituale, ma agisce come mezzo per risvegliarla. Un ponte tra il mondo razionale e trascendente. Come descrive Selina Thielemann, etnomusicologa, “la Realtà trascendente è onnipresente in natura, ma non è conoscibile attraverso strumenti razionali […] l’uomo ha bisogno di un mezzo che funga da tramite tra la sua comprensione razionale e la Realtà trascendente. Questo mezzo di collegamento è la musica, con la duplice capacità di richiamare entrambe le sfere, emozionale e razionale”. Thielemann aggiunge inoltre un interessante osservazione riguardo l’interazione tra i musicisti e il pubblico: “il musicista che suona o canta di fronte ai suoi ascoltatori interagisce sicuramente con essi, comunicando i suoi sentimenti secondo il proprio stato d’animo […]. È solo quando s’instaura la sintonia con il flusso universale della musica, che il musicista e il pubblico umano non rappresentano più due poli opposti della relazione dialettica, ma si fondono insieme per formare un’unica faccia di un processo più ampio. […] La musica vive dell’interazione attiva continuta tra colui che la emette e colui che la assorbe”. La musica è inviata come offerta e ricevuta come benedizione e rappresenta per l’uomo fonte di vita.


Una concezione trascendente quella indiana, che sembra essere la strada di arrivo anche per altri pensatori, filosofi, compositori e musicisti, in ogni angolo del mondo. Essere artisti significa essere a conoscenza di diversi stati di coscienza e partecipare ai misteri cosmici, traducendoli in forme d’arte. Beethoven descrisse la rivelazione musicale come più grande di ogni scienza e ogni filosofia: vivere i misteri del suono con tutto l’essere e dare loro vita per mezzo di una rivelazione. Meravigliosa ancora l’affermazione di Gustav Mahler:

“Non siamo noi a creare una composizione, è la composizione che si crea attraverso di noi” (“Man komponiert nicht, man wird komponiert”).

Gustav Mahler

Schopenhauer afferma che la musica è l’unica delle arti a non essere idea della natura, ma volontà stessa della natura. Scrive infatti: “la musica non è affatto immagine delle idee, bensì immagine della volontà stessa, della quale sono oggettività anche le idee. Perciò l’effetto della musica è tanto più potente ed insinuante di quello delle altre arti: poichè queste ci danno appena il riflesso, mentre quella esprime l’essenza”. Prosegue inoltre: “non esprimendo la musica il fenomeno, ma l’intimo essere, l’in-sè di ogni fenomano, la volontà stessa. Non esprime dunque questa o quella singola e determinata gioia, turbamento, dolore, bensì la gioia, il turbamento, il dolore, il terrore, il giubilo in sè stessi. La musica esprime la quintessenza della vita e dei suoi eventi. La musica è un linguaggio di altissimo grado universale”. Claudio Gregorat, musicista e scrittore, nel libro L’Esperienza Spirituale della Musica, descrive l’anima dell’uomo come in continua trasformazione di sè stessa nel tempo, che nella musica percepisce, come in uno specchio, la volontà che impulsa anche la sua propria vita che trascorre dal passato all’avvenire. La musica è il rispecchiamento, l’esperienza della pulsazione di questa vita universale, ma al contempo intima. Il movimento, il divenire è la qualità, il fattore principale della musica e la volontà il primo fattore del movimento. Di nuovo torna l’idea della musica come ponte fra mondo spirituale e il mondo fisico, oltre il suono. Scriveva Beethoven a Bettina von Brentano:

“Sì, la musica è veramente la mediatrice entro la vita dello spirito e la vita dei sensi”.

Ludwig van Beethoven

Una grande personalità musicale del XX secolo ha indagato l’aspetto trascendente della musica: il direttore d’orchestra Sergiu Celibidache ha teorizzato la Fenomenologia della Musica, una scienza che studia i suoni e la loro relazione con gli esseri umani. Attraverso lo studio delle filosofie orientali e la filosofia della fenomenologia di Husserl, oltre alla propria esperienza e conoscenza, Celibidache indaga la percezione e l’influenza del suono, e come esso contribuisce a creare una esperienza musicale trascendente. Husserl, padre della fenomenologia, definisce la fenomenologia come lo studio dell’essenza (che cosa è) attraverso l’analisi del fenomeno (cosa mostra). Fenomeno ed essenza non possono essere visti come entità separate, ma aspetti della stessa entità che interagiscono l’un l’altro per fornire informazioni allo spettatore, l’uno illumina l’altro. Il metodo viene definito “scientifico”, poichè esclude l’ambito psicologico ed esperienziale, possibile attraverso due fasi: la riduzione trascendente, che supera le costrizioni dell’ego e ci consente di connetterci direttamente con il mondo fenomenico senza giudizio, lasciando al di fuori tutte le informazioni e relazioni estranee al fenomeno, seguito dalla riduzione eidetica, l’assorbimento dell’apprendimento dal fenomeno attraverso la nostra coscienza. Il punto focale della fenomenologia è la coscienza stessa e come facciamo esperienza del mondo di istante in istante. Ciò che perpepiamo attraverso i sensi può essere chiamato realtà, mentre la qualità principale della coscienza è l’intenzionalità. Una frase di Buddha rende molto chiaro il ruolo del pensiero nell’uomo e di quanto diversa sia l’esperienza che va al di là di esso: “Tutto ciò che siamo è il risultato di ciò che abbiamo pensato: è fondato nei nostri pensieri e inventato dal nostro pensiero”.

Per Celibidache l’elemento essenziale della musica è il suono: il suono non è musica, ma può diventarlo in certe condizioni. La musica va oltre la concezione di bellezza e suprema armonia. L’essenza della musica è la percezione pura: quando essa avviene per gli esecutori e il pubblico, la trascendenza è possibile.

“Chiunque non abbia superato lo stato in cui la musica è bellezza, ancora nulla conosce riguardo essa. La musica non è bella. Possiede bellezza, ma essa è soltanto un’esca. Lo scopo ultimo della musica è la Verità.”

Sergiu Celibidache

Unità e unicità sono ciò di cui la coscienza ha bisogno per percepire un oggetto, di conseguenza la trascendenza è possibile quando la molteplicità di informazioni viene ridotta all’uno. La trascendenza è la riduzione nella nostra coscienza di tutte le molteplicità di pressioni verticali e orizzontali, dopo l’eliminazione di tutte le forme di identificazioni dell’ego (emozioni, aspettative, interpretazioni e così via). In questo, il suono è l’agente primario: la relazione tra uomo e suono è diretta, non è simbolica come il linguaggio verbale, ad esempio. Anche nel pensiero di Celibidache, il suono è la via più diretta che l’uomo ha a disposizione per la trascendenza. Il compito del direttore d’orchestra, ma anche del musicista, è quello di comprendere la struttura intrinseca del brano musicale, che è oggettiva, mentre il tempo e le condizioni variano di concerto in concerto. Ogni esecuzione è quindi unica e irripetibile. Molto interessante è anche la questione della tensione all’interno di un pezzo musicale. In ogni brano è presente un punto di massima tensione, generato dall’opposizione di forze opposte, tensione e rilassamento, che dirigono le proprie energie una contro l’altra. Dal primo suono udibile, detto punto zero, si comincerà a percepire una tensione, all’apparire del secondo suono, fino al climax, che riporterà, a fine brano, al punto zero. I fattori principali che creano la struttura musicale sono la suddetta tensione e l’intensità. Se la tensione è la forza interna che deriva dal fenomeno del suono, e deriva dal contesto, l’intensità è l’esperienza sonora del suono, rappresentata dalla dinamica. Due sono inoltre gli elementi fondamentali: l’armonia (pressione verticale) e la melodia (pressione orizzontale). Rendendo ulteriormente chiara la dipendenza della musica da un’opposizione di forze, Celibidache affermò:

“La musica è la quantità di flusso orizzontale (melodia) possibile permesso dalla pressione verticale (armonia)”

Sergiu Celibidache

Il potere straordinario della musica, e del suo agente primario, il suono, non è soltanto noto a musicisti, poeti, mistici, scrittori e artisti. Anche in ambito medico il tema è conosciuto e sempre più indagato. Il suono è vibrazione, onda che arriva al campo elettromagnetico e che ha una ricaduta biofisica, spiega la dott.ssa Poli, psichiatra e psicoterapeuta. Alcune musiche in particolare interagiscono con le frequenze emesse da cellule, proteine e dna e contribuiscono a mantenere l’oscillazione coerente e armonica. Sono state studiate a questo proposito le Sinfonie di Beethoven, il Flauto Magico di Mozart, la tradizione gregoriana. Alcuni gruppi di ricercatori, hanno creato delle tracce audio adibite specificatamente alla comunicazione con il sistema nervoso, immunatorio e più generalmente umano, da inserirsi nel filone della cosidetta musica di risonanza. Del potere terapeutico musicale parla diffusamente il dott.Ventura, Ordinario di Biologia Molecolare della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bologna: alcune vibrazioni sonore possono infatti guidare le cellule staminali nella rigenerazione dei tessuti, venendo riprogrammate attraverso il suono. Cellule staminali programmate vengono trapiantate nel tessuto e sono in grado di “parlare” al tessuto, innescando processi di guarigione. La vibrazione scatenata dall’energia sonora, dunque, può innescare processi virtuosi di riequilibrio energetico cellulare. Note sono le fotografie di Masaru Emoto, che ritraevano l’acqua formare diverse strutture armoniche o caotiche, in risposta a diverse frequenze vibrazionali.

La musica è un linguaggio universale che agisce direttamente sul cervello producendo su questo complessi fenomeni biologici. È noto che l’ascolto musicale determina una riduzione dei livelli di catecolamine e cortisolo, ormoni aumentati in caso di stress. Una novità è invece rappresentata dalla scoperta di sottili fibre C presenti nel corpo, che vengono attivate anche da una semplice carezza, e arrivano al cervello attivando l’insula, zona coinvolta nell’elaborazione delle emozioni. Il gruppo svedese che le ha scoperte, le interpreta come fibre che compongono la trama che accoglie, fa vibrare e dà consapevolezza ai nostri sentimenti. Queste fibre si formano nelle prime settimane di vita del feto e precedono la sensazione del tatto. All’ascolto della musica o della voce della madre, nel caso del feto, le fibre C trasmetteranno il piacere del messaggio acustico che verrà memorizzato come stimolo piacere e potrà essere rivissuto in futuro ogni qual volta lo stimolo si ripresenterà. Già nel ventre materno, il suono, la vibrazione positiva, fungono da forma di protezione del sistema nervoso centrale del nascituro. La musica stimola le strutture celebrali del feto e facilita l’ampliamento della rete neurale e il funzionamento della memoria epidermica e cerebrale. L’identità sonora è un vasto insieme di energie che appartengono ad una persona e la caratterizzano nella propria identità a partire dal concepimento e durante la vita. Nelle prime fasi della relazione madre figlio, vengono gettate le basi di questa identità, nella quale la musicalità della voce materna gioca un ruolo fondamentale.

Il Suono, con il suo potere trascendente, spirituale, emotivo, curativo, creativo. Una conoscenza nota ai più antichi sciamani, che utilizzavano il canto a tali scopi. Un sapere mai dimenticato da musicisti, poeti, mistici, compositori. Un’arte così intima e così universale. Una possibilità straordinaria per l’uomo.

“La parte più importante della musica non è nelle note”

Gustav Mahler

Herbst Musicaux Festival 2023, Oltre il Suono


Bibliografia e citazioni
  • Vangelo secondo Giovanni, capitolo I
  • Selina Thielemann, Armonie Yoga
  • Mian Tansen, maestro di musica hindustani (India)
  • Antoine de Saint Exúpery, scrittore e aviatore francese
  • Claudio Gregorat, L’Esperienza spirituale della Musica
  • Ludwig van Beethoven
  • Gustav Mahler
  • Arthur Schopenhauer
  • Lucia Marin, Basic fundamentals od phenomenology of music by Sergiu Celibidache as criteria for the orchestral conductor
  • Sergiu Celibidache, interviste
  • Erica Francesca Poli, medico psichiatra e psicoterapeuta
  • Enzo Soresi, Il cervello anarchico

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